Curare il proprio animale con l’approccio olistico è possibile e dà ottimi risultati. Evitiamo però di fare da soli: come per gli esseri umani, anche il nostro amico a quattro zampe ha bisogno di un medico specializzato.
Abbiamo già parlato di come ritrovare il benessere personale grazie all’operatore olistico, adesso vogliamo rivolgere la stessa attenzione al mondo animale parlandovi della medicina veterinaria olistica. Sì perché anche per i nostri amici a quattro zampe è possibile prevenire molti disturbi grazie a un approccio completamente naturale.
Cos’è la medicina veterinaria olistica?
Come per gli esseri umani, la medicina veterinaria naturale e olistica si concentra sul paziente nel suo complesso, dal punto di vista fisico e strutturale ma anche emotivo, energetico e ambientale. Ancora una volta si tratta di stimolare le naturali capacità di auto-guarigione insite in ogni essere vivente. Per seguire questo percorso è però necessario farsi seguire da un veterinario specializzato, non affidate la salute e il benessere del vostro animale al fai da te e al sentito dire. Per intraprendere un serio percorso di tipo olistico è importante affidarsi a un professionista che abbia integrato i propri studi universitari con un percorso triennale specialistico, successivo alla laurea. Con la salute non si scherza e anche un approccio naturale, se gestito male, può avere ripercussioni negative sull’organismo.
Ma quali sono gli approcci olistici in campo veterinario?
Gli approcci olistici sono differenti e possono coesistere fra loro, anche unitamente ad una cura tradizionale di tipo allopatico. Tendenzialmente si spazia dall’omeopatia alla fitoterapia, dall’agopuntura al massaggio.
Ai microfoni di Radio Live Social abbiamo intervistato alcuni medici veterinari che usano differenti approcci olistici nei loro interventi sugli animali. In particolare, grazie alla loro testimonianza, abbiamo potuto comprendere meglio come si applicano le cure omeopatiche e l’agopuntura.
Dott.ssa Francesca Agabio, veterinaria omeopata
Specializzata nella riproduzione del cavallo, la Dott.ssa Agabio si è presto concentrata sulle qualità emotive ed emozionali di questi animali, per questo ha deciso di abbracciare l’approccio olistico. Oggi la sua attività si focalizza in particolar modo sull’aspetto legato alle allergie, alle patologie croniche, all’ipofertilità, quel tipo di malattie insomma con cui la medicina tradizionale fa spesso fatica a districarsi. I rimedi naturali che usa sono quelli omeopatici e in particolare la biorisonanza, un meccanismo di tipo energetico attraverso cui innescare l’auto-guarigione nell’animale.
Dott. Alberto Garbaccio, veterinario omeopata
Particolarmente attivo nella cura di cani, gatti e animali da compagnia, il Dott. Garbaccio è un omeopata convinto. Ai microfoni della radio ci ha spiegato che la cura omeopatica sui piccoli animali avviene proprio come per gli umani: si parte con un’intervista – ovviamente mediata dal proprietario dell’animale – nella quale si evidenziano i sintomi fisici, le manifestazioni psichiche e i rapporti sociali del paziente. Una volta individuato il fulcro da cui deriva lo scompenso dell’animale si provvede ad individuare la sostanza naturale che diventerà la compagna terapeutica del soggetto e che lo accompagnerà per tutta la sua esistenza. Questo tipo di approccio è detto unicista e nell’intervista ci spiega in cosa consiste.
Dott.ssa Francesca Parisi, veterinaria agopunturista
La Dott.ssa Parisi ha unito alle sue competenze in ambito veterinario anche alcune tecniche prese in prestito dall’antica medicina tradizionale cinese, in particolare l’agopuntura. Soprattutto efficace nelle infiammazioni e negli stati dolorosi, l’agopuntura agisce a livello globale e ha effetti sul sistema immunitario, contrastando anche le patologie allergiche e le intolleranze alimentari. Inoltre, spiega la dottoressa, stimola le endorfine, tanto da poter essere applicata anche per i disturbi emotivi del paziente. Poiché tale pratica può risultare invasiva per un animale, la dottoressa usa fare ricorso a diverse tecniche manuali, come lo stretching o lo shiatsu, efficaci per avviare una prima fase di rilassamento e mettere in grado il paziente di accettare gli aghi. Quando accade che il soggetto continui a rifiutare la pratica, si può ricorrere anche al laser e alla moxa. Nell’intervista ci spiega come.